Cinquant’anni di Monigo, il tempio trevigiano del rugby

Lo Stadio di Monigo ha compiuto cinquant’anni, un traguardo importante per un impianto che ha accompagnato, vissuto e spesso determinato la crescita del rugby a Treviso. Inaugurato il 13 ottobre 1974, con la sfida Metalcrom–Rovigo (vinta dagli ospiti 10-4), lo stadio ha preso il posto del vecchio “Milani” diventando nel tempo un autentico tempio del rugby italiano

Nato con una sola tribuna, quella Est, Monigo ha ospitato negli anni match della Nazionale italiana, eventi storici come Italia-Polonia del 1975, l’inizio della lunga tradizione internazionale dell’impianto. Il Benetton Rugby, subentrato come sponsor nel 1978 e poi proprietario dal 1991, ha investito fortemente per trasformare Monigo in uno stadio moderno e accogliente, oggi cuore del rugby d’élite italiano.

Lo stadio non ha mai cambiato nome, rimanendo legato al quartiere che lo ospita: Monigo, oggi un marchio conosciuto dagli appassionati di rugby in tutto il mondo. Ha visto passare protagonisti leggendari come Francescato, Troncon, Dolfato, e ha fatto da sfondo a trionfi come lo scudetto del 1978 e quello della Rainbow Cup nel 2021.

Lo stadio, oggi

Oggi lo stadio è sempre più bello e moderno, particolarmente dopo la decisione di togliere la rete attorno al campo. La copertura della tribuna Ovest (1999), nel 2001 i nuovi spogliatoi a Nord; la gradinata Est alzata ampliata e coperta (2018), i sindaci Conte e Manildo a inaugurarla.

Oggi lo stadio vanta 5.000 posti coperti, e si distingue anche per le sue strutture moderne: sei spogliatoi, infermerie, sala stampa, ristorante, negozio ufficiale, sala eventi, hospitality e una nuova club house. Il parcheggio, pur ampio, fatica a reggere la folla delle grandi occasioni.

È pronto ma in stand-by il progetto per la nuova tribuna Sud, che porterebbe la capienza a 6.500 posti. Un progetto avveniristico, sospeso per ora a causa delle risorse economiche limitate sia del Comune che del club. Il presidente Amerino Zatta ha confermato la volontà di procedere “un passo alla volta”, in attesa di tempi più favorevoli.

Nel corso della sua storia, Monigo ha ospitato concerti storici (Joe Cocker, Paco De Lucia, John McLaughlin, Al Di Meola), raduni associativi, partite di calcio (il Treviso durante i lavori al Tenni nel ‘97-’98) e persino cerimonie civili di addio, come quella recente per Gino Martignon, figura storica del vivaio.

Né sono mancati i giorni tristi. Quello più brutto risale a quasi 14 anni fa: la morte di Vinicio Artuso, factotum dello stadio, che cadde da un carrello elevatore. Recentissimo, invece, l’addio allo stadio, con rito civile, a Gino Martignon, storico allenatore delle giovanili. 

Con oltre 20 milioni di euro investiti da Benetton Rugby nel tempo, Monigo è diventato un punto di riferimento per Treviso, una struttura che unisce sport, cultura, memoria e passione. E ogni volta che la folla intona il grido “Leoni! Leoni!”, Monigo ribadisce il suo ruolo di casa spirituale del rugby italiano.

Fonte: La Tribuna di Treviso

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